Albert Einstein nacque in Germania nel 1879 da una famiglia di origini ebraiche. Essendo dislessico il suo avvicinamento al mondo della scienza avvenne tardivamente.

Era un ragazzo solitario che imparò a parlare molto in ritardo rispetto alla norma.

Nonostante questi problemi legati allo sviluppo delle proprie tappe evolutive divenne un fisico, forse il più grande fisico del XX secolo.

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I suoi studi gli valsero nel 1921 il premio Nobel per la fisica.
È spesso ricordato per la sua celebre formula di fisica che tutti studiamo a scuola:

E=mc2

(ovvero l’energia è uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce).

Le vicende della storia europea di quel periodo lo spinsero, essendo di origine ebrea ed essendo nel 1933 salito al potere Hitler, a lasciare la Germania rifugiandosi negli U.S.A.

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Le sue intuizioni lo portarono a credere che lo spazio e il tempo fossero collegati tra loro, ma la mancanza di una matematica capace di esprimere i concetti della sua intuizione, gli diede la stressante sensazione che gli mancassero le parole giuste per esprimere i suoi “pensieri fisici”.

Quindi non gli rimase che rendere la sua intuizione una “Teoria fisica”.

Secondo la sua “Teoria della relatività generale” del 1916 lo spazio e il tempo si deformano in relazione a due possibili eventi: il primo accade quando ci si trova in prossimità, cioè vicini, a corpi massicci e masse spaziali molto grandi come pianeti e stelle; il secondo si verifica quando un corpo (pianeti e stelle) si muove alla velocità della luce.

Albert Einstein, oltre ad aver avuto una spiccata intelligenza logico/scientifica spiccò anche per una certa vivacità ed umorismo intellettuale.

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Passano alla storia alcuni suoi famosi aforismi e pensieri arguti quali:

DUE COSE SONO INFINITE: L’UNIVERSO E LA STUPIDITÀ UMANA

È PIÙ FACILE SPEZZARE UN’ATOMO CHE UN PREGIUDIZIO

Tra le curiosità si racconta che Albert Einstein fosse solito mettere una banconota di grosso valore come segnalibro, di indossare la stessa maglietta con l’immagine di Paperino e di non indossare i calzini.

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