Giovanni Pascoli, poeta e critico letterario, nacque il 31 dicembre 1853 a San Mauro di Romagna, oggi San Mauro Pascoli in suo onore, e morì a Bologna il 6 aprile 1912.

Il Pascoli è considerato, dalla letteratura italiana, insieme a D’Annunzio, il maggior rappresentante del Decadentismo.

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La sua vita fu segnata nel 1867, quando il padre fu assassinato con una fucilata mentre rientrava a casa a bordo del suo calesse. Giovanni aveva solo dodici anni.

Il dramma e il dolore lasciarono segni profondi nell’animo del poeta. Da quel lutto la famiglia perse gradualmente il proprio benessere economico; il padre era stato per anni l’amministratore della tenutala Torre” di proprietà della famiglia dei Principi Torlonia. Costretti a lasciare la tenuta, subirono una serie di altri lutti, arrivando alla completa disgregazione della famiglia. Nel 1868 morirono anche la madre e una sorella, Margherita. Solo pochi anni dopo, nel ‘71, morì il fratello Luigi e nel ‘76, la stessa sorte toccò al fratello Giacomo.

Le due sorelle minori Ida e Maria si trasferirono in un convento e lì rimasero per 10 anni, sino a quando, divorato dai sensi di colpa per averle abbandonate avendo scelto di seguire gli studi universitari, Giovanni decise di riavvicinarle. Andò nel 1882 a vivere insieme a loro, si prese cura delle sorelle tentando quindi di ricreare quel nido famigliare che era stato distrutto. Nello stesso anno, il 1882, Giovanni Pascoli fu iniziato alla massoneria nella “Loggia Rizzoli” di Bologna e ci rimase solo tre anni. Successivamente si riavvicinò alla cultura religiosa lasciando da parte quella esoterica.

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Come scritto prima, il Pascoli tentò di ricreare il nido familiare perso da subito con la morte del padre. Quel nido caldo, come quello fatto dagli uccelli, accogliente, ovattato e protetto, di forma circolare, che rimanda alla perfezione e alla sua vera ragione di vita; tant’è che nella sua opera Myricae, il Pascoli afferma che la realtà moderna del mondo è nemica delnido”; quel nido che si trova solo vivendo in campagna.

Tra le poesie che più mostrano la sua sofferenza dovuta alla perdita del “nido” e di tutto ciò che rappresentava troviamo: “X agosto” e “La Cavallina Storna”.

Il “X agosto” è la data dell’uccisione del padre, e “la cavallina storna” è quella che conduceva il calesse sul quale il padre trovò la morte.

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Oltre al concetto del nido, troviamo nelle opere del Pascoli quello del “fanciullino”. Egli ritiene che in ogni persona ci sia un fanciullino, cioè quella capacità di meravigliarsi delle piccole cose quotidiane proprio come fanno i bambini. Secondo la sua visione, la differenza tra il poeta e luomo comune consiste nel fatto che il poeta non è un superuomo, come lo definiva il filosofo Nietzsche, ma semplicemente un uomo umile che gioisce nello scoprire le cose più modeste e genuine della vita.

Tutto ciò è ben descritto nella sua opera “Il Fanciullino” divisa in venti capitoli e pubblicata nel 1897. Due sono gli elementi principali nella poetica del Fanciullino:

  • IMPRESSIONISMO (fornire stimoli e spunti di riflessione sulla realtà)
  • SIMBOLISMO (X agosto-morte del padre e di San Lorenzo)

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