La rivoluzione industriale fu un cammino di evoluzione economica e di industrializzazione di paesi e società che prima di allora si sostenevano con l’agricoltura, l’artigianato, la pesca e il commercio. Si passa da società agricole a società industriali.

Si passa dalla zappa ai primi sistemi industriali dipendenti dall’uso massiccio di macchinari azionati da energia meccanica e fossile, almeno in una prima fase.

Tutto ciò generò innovazione tecnologica, crescita e sviluppo economico e profondi cambiamenti culturali, sociali e politici.

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È chiamata “primarivoluzione industriale quella nata a partire dalla seconda metà del 1700 e interessò principalmente il settore tessile e quello metallurgico. Mentre la cosiddetta “secondarivoluzione industriale partì dal 1870 con l’introduzione dell’elettricità, la nascita del settore chimico e petrolifero.

La spinta alla nascita della Rivoluzione partì dal momento in cui l’uomo, culturalmente, si appropriò del metodo scientifico, e questo lo si deve al nostro Galileo Galilei che portò l’Europa a un livello di conoscenze scientificamente senza precedenti.

La Rivoluzione industriale nacque in Inghilterra grazie al fatto che fu il primo paese ad avere un’agricoltura di mercato. Non ci si limitò a produrre per il solo proprio fabbisogno ma si produsse in più per fare profitto.

L’innovazione tecnologica in campagna permise di ridurre la necessità di braccianti che lasciarono le campagne per la città e a contribuire alla sempre maggior richiesta di operai nell’industria che stava nascendo.

L’invenzione della spoletta volante mise letteralmente le ali all’industria tessile e la macchina a vapore cambiò completamente i processi produttivi.

Gli effetti di questo cambiamento hanno avuto effetti e cambiamenti sociali.

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Nacquero fabbriche rumorose, affollate e in molti casi tossiche per la salute, gli operai estenuati, con salari da fame per le spese da affrontare in città sempre più care, la classe operaia e i primi sindacati che ne tutelano alcuni diritti e ne conquistano altri.

In tutto questo fermento, prese forma e sostanza il capitalismo.

Oggi, passati secoli, i paesi più industrializzati al mondo si sono riuniti in un Gruppo. Per definire che uno Stato si sta industrializzando deve esserci una crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo, cioè quello che finanziariamente uno stato produce in un anno) più rapida della crescita demografica.

In tale gruppo, chiamato “I GRANDI 8”, il cosiddetto G8: ne fanno parte Canada, Francia, Giappone, Italia, Germania, Russia, USA, UK.

In Italia, l’industrializzazione è iniziata nel 1896.

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Oggi il settore industriale in Italia rappresenta oltre il 20% di ciò che produciamo internamente come paese (Prodotto Interno Lordo).

Ma quali impatti ha l’industrializzazione sul nostro Pianeta? Tantissimi e immensi!

Ha provocato l’esplosione demografica mondiale. Prima di allora la popolazione mondiale si aggirava intorno agli 800 milioni, oggi siamo oltre 8 miliardi.

Ha provocato un serio inquinamento al nostro Pianeta, dal fumo delle industrie a Londra era buio anche di giorno; più o meno quello che accade oggi in alcune megalopoli cinesi.

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